Racconto
di
Giacomo Soldà
Il presepe di
Francesco
Come sempre, quando
mamma doveva fare delle compere, Francesco l'accompagnava in paese e
come sempre, prima di ritornare al casolare, entravano in chiesa
dove pregavano per il babbo. Francesco aveva solo un vago ricordo di
suo padre, era troppo piccolo quando, come dice mamma, li aveva
lasciati per portare al pascolo le nubi nell'azzurro del cielo. Era
un pastore suo padre. Quel giorno c'era qualcosa di nuovo nella
chiesa: il presepe! Francesco era affascinato dalla ricostruzione
ili miniatura di quel paesaggio dove verso la grotta, con sopra la
stella cometa, convergevano con i loro greggi pastori come il nonno e
come era stato il suo babbo. C'era anche un ruscelletto che faceva
girare lentamente la ruota di un mulino e un gioco di luci alternava
il giorno alla notte, e nella notte si accendevano piccoli fuochi
rossi e stelline nel cielo. Un angolo di sogno da cui Francesco non
riusciva a staccarsi, tant'è vero che sua madre dovette strattonarle
per portarlo via di lì. C'erano delle bancarelle sul sagrato della
chiesa e come tutti i bambini di questa terra Francesco era attratto
da dolci e giocattoli, ma non aveva mai fatto capricci per averli ne
mai aveva chiesto a sua madre di comprargliene. Anche se aveva solo
nove anni, da tempo era un ometto responsabile, conscio che in casa
non ci si poteva concedere spese superflue, si campava in modo
dignitoso ma molto parsimonioso. Eppure quel giorno, davanti alla
bancarella che esponeva statuine per il presepio, Francesco trovò il
coraggio di chiedere: -Mamma, me ne compri qualcuna?- La richiesta
stupì anche sua madre che, sorridendo, gli rispose: -Quest'anno,
sai, avrai un bel regalo per Natale, ti comprerò un vestito nuovo,
ne hai proprio bisogno, cresci cosi in fretta! Un bel vestito con i
pantaloni lunghi; sono sicura che se tuo padre potesse vederti con
quel vestito sarebbe ancora più orgoglioso di te. Poi, quasi per
giustificarsi di non poter esaudire la richiesta del figlio,
aggiunse: -Vorrei accontentarti, ma credimi non posso farlo, quest'anno
non è andata tanto bene, il nonno si fa vecchio e sempre meno
persone gli affidano le loro pecore. Ma vedrai che, come sempre, ti
addobberà l'alberello.... so che non è una gran cosa, ma alberello o
presepe, ricco o povero che sia, non ha importanza, il Natale lo si
deve avere nel cuore.- Non obiettò Francesco, ma lungo la strada del
ritorno prese a calci tutte le pigne che trovava sul ciglio della
strada. "Diventerò un calciatore famoso e ricco -pensò- e così potrò
comprarmi tutte le statuine che voglio, più belle ancora di quelle
del presepe della parrocchia". Fermò l'ultimo calcio a mezz'aria
restando per un istante in equilibrio su un solo piede, poi si chinò
e raccolse due pigne che tenne in mano finché raggiunse l'aia di
casa. Corse subito alla vecchia quercia e raccattò una ghianda che
aggiunse alle pigne; aveva cambiato umore ora che possedeva tutto, o
quasi, ciò che gli serviva per realizzare l'idea brillante che
improvvisamente gli era balenata nella mente. Ciò che ancora gli
mancava se lo procurò prima di sera: un ciuffo di lana che tagliò a
una pecora e la scatola vuota dei fiammiferi di legno con cui il
nonno si accendeva la pipa. In realtà quella piccola scatola non era
proprio vuota, ma la vuotò allineando con cura i pochi fiammiferi
che ancora conteneva sopra il barattolo del tabacco affinché non
fossero sprecati. Prima di cena, scelse l'ulivo che più rispondeva
alle sue esigenze e nel cavo del tronco pigiò della paglia presa
dall'ovile. Nella vuota scatola di fiammiferi adagiò la lana di
pecora e sulla lana la ghianda, poi posò il tutto sulla paglia nel
cavo dell'ulivo e ai lati della scatola le due pigne. Ora anche lui,
con il suo povero presepe, ricordava la Natività. Ma mancava ancora
qualcosa; corse allora nella sua cameretta e ritornò con la piccola
stella di mare seccata che la maestra gli aveva regalato e che lui
custodiva gelosamente sul suo comodino. Con uno spillo la fissò alla
corteccia dell'ulivo sopra il suo presepe e subito cinque lucciole
si posarono sulle cinque punte dell'asteria. Un sorriso di
soddisfazione illuminò allora il viso del bimbo mentre i suoi occhi
brillavano di felicità. Nello stesso momento, in una chiesa molto
lontana dalla sua isola, a Santa Maria degli Angeli, accanto alla
Porziuncola una candelina balbettò di luce, poi, senza che nessuno
introducesse una moneta, si accese, più fulgente delle altre.
(da “I
Racconti” 2004 – I Quaderni dell’Associazione Nicola Saba)
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