Racconti

  La stella cometa

Indice racconti

Ali di vento

Caraibi

Il pescatore di stelle

Il presepe di Francesco

Il viaggio

Isolina

La bella addormentata..

La farfalla stanca

Storia di Mi, nota..

La storia dello zaino

Nuvole

 

Racconti

Il pescatore di stelle
di Soloio, Stella e Zina

Martino era figlio di pescatori, come suo padre e prima ancora, suo nonno. Amava il mare ma soffriva nel vedere i pesci dibattersi nelle reti. Suo padre, nell’intento di insegnargli l’arte della pesca, lo portava con lui in mare. Tornava a casa turbato e triste e, quando la mamma, per consolarlo gli diceva: - un giorno diventerai un bravo pescatore -, lui rispondeva: - sì, ma delle stelle -. Un giorno Martino, sicuro di aver fatto una splendida conquista, corse a casa ansante e felice: i riccioli d'oro incorniciavano il suo visetto abbronzato, non vedeva l'ora di mostrare alla mamma il tesoro che era nel fondo del suo secchiello: una stella marina. la mamma sorridendo, nell'accarezzargli il visino gli disse: è bella, ma anche questa è una creatura del mare! Martino cercò di spiegare alla mamma quello che la stella gli aveva raccontato: - In un tempo così lontano da non potersi definire, brillavo nel cielo, felice di esistere. Sapere di essere luce per i naviganti, insieme alle mie sorelle della costellazione della bussola, Pyxis: carina, puppis, vela era motivo di grande orgoglio: appartenevano ad una nobile famiglia, l'aurora boreale; il maschio di casa, il fratello Centaurus, era un poco arrogante, ma era il maggiore, e stella e le sorelline giocavano volentieri con lui. Era il re, loro le damigelle, poi ridevano, si rincorrevano nel cielo, lasciando scie luminose. Un giorno stella, nel giocare a nascondino, si rifugiò nel carro dell' orsa maggiore che, senza sapere di aver un carico così prezioso, si allontanò per la galassia per il solito giro notturno di controllo, affinché l'universo stellare fosse illuminato a dovere. Stella, impaurita prima, poi curiosa, si sporse dal carro per ammirare, affascinata, luoghi a lei sconosciuti; forse si sporse un po' troppo, e, improvvisamente, precipitò. Disperata cercò di aggrapparsi alle stelle, che fredde e distanti la respinsero, ad un satellite vagante, che si allontanò senza degnarla di attenzione, ma niente riuscì a fermare la sua caduta. Il momento più difficile e doloroso fu quando, nell'attraversare l’atmosfera, perse gran parte del suo abito luminoso e improvvisamente si sentì nuda e fragile. Le nuvole, che avevano compassione di lei, cercarono di avvolgerla e frenare la sua caduta e le sue lacrime. Stella finì in fondo al mare, trasformata. Si sentiva piccola e inutile su quel fondo sabbioso, e lei che aveva accarezzato la coda alle comete si trovò alle prese con molluschi e alghe. E' veramente duro finire in fondo, quando si è pensato di poter volare per tutto l'universo. E' difficile spiegare cosa successe, è un problema un po’ di prospettiva. Avete presente le ninfee di Monet? Se ti avvicini al quadro vedi solo pennellate disordinate, se ti allontani vedi uno stagno fatato. Per un attimo aveva creduto di morire, e invece si sentiva viva, anche se diversa. Molluschi e alghe la sfioravano e poi si ritraevano diffidenti mentre i pesci che le passavano accanto curiosi, presto si allontanavano. Eppure la stella non si sentiva sola. Aveva perso la sua luce ma nel buio dell'oceano le arrivava, ogni giorno, la luce calda di suo fratello sole. Più che vederlo, lo percepiva il sole quando il suo sguardo si alzava e le giungeva la sua luminosità, oltre la superficie del mare. Poi incominciò a guardarsi intorno: quanti bei vestiti avevano quelle strane creature che si aggiravano intorno a lei! Erano tutte indaffarate, ognuno andava come se avesse una meta precisa, nessuno le sembrava ostile, ma nessuno pareva disposto a notarla. Provò a muoversi per uscire dal fondo marino dove era rimasta incastrata dopo la caduta, credeva di non farcela, invece, con dei movimenti armoniosi, quasi passi di danza, uscì allo scoperto e iniziò a muoversi lentamente. Iniziò a nutrirsi e scoprì che le stelle marine praticamente non avevano nemici. Non aveva bisogno di scappare quando il Dentice affamato pattugliava la scogliera, ed era al sicuro la notte quando Strega Murena sgusciava fuori dal suo nascondiglio. Imparò a fare la stella marina, e fu contenta così per un po’, senza chiedersi perché poteva essere contenta dei raggi del sole che la scaldavano e dell'abbraccio dell'acqua. Un giorno incontrò Asteroide, una Stella maschio, e imparò subito quando era bello lasciarsi andare e che meravigliosi amplessi si possono avere quando ci si abbraccia con cinque braccia. Man a mano che Martino raccontava la storia della stella, la preoccupazione della mamma aumentava. Come poteva un bambino così piccolo inventare una storia tanto ricca di particolari? Ma il bambino non inventava: ripeteva solo quello che la notte gli narrava la bimba delle favole; lei si sedeva sulla sediolina, vicino al lettino di Martino, gli teneva la manina, mentre gli raccontava le cose più belle e fantastiche che lui potesse immaginare. Finché una notte particolarmente stellata, la notte di san Lorenzo, marino fu destato da un dolce carillon, mentre i suoi occhi venivano inondati da una luce argentata che proveniva dal secchiello che lui teneva sempre vicino al letto. Il bambino aprì gli occhi e vide la sua stella, che piangeva. – Perché piangi stellina? – Le chiese preoccupato. – Tutte le notti mi siedo vicino a te per raccontarti le fiabe e farti sognare. Sento che tu sei felice e questo colma il mio cuore di gioia ma non basta – Non basta? – chiese sbalordito il bambino? - . – Non basta far felici gli altri, per essere felice, se per gli altri hai dimenticato te stesso - . – Non capisco, stellina, io credevo che tu fossi felice vicino a me -. – Una stella che ha vissuto nell’immensità del cielo e nei grandi abissi del mare, non può trascorrere il resto della sua vita in fondo a un secchiello? - . Il bambino improvvisamente comprese, e senza pensarci due volte, uscì di casa e si mise a correre verso la spiaggia. Ma una volta arrivato in riva al mare si fermò e, pieno di dubbi, chiese alla stella: - Devo affidarti alle onde? Vuoi tornare nel fondo del mare? - Ma la stella non rispose. Forse vorresti brillare nel cielo? Ma io non saprei proprio come portarti fin su.-. - Se tornassi lassù, dove splendono le mie sorelle, non potrei più giocare con te, Martino, e sarei la più infelice delle stelle. Ora che ti conosco, e ti voglio bene, non desidero più tornare a brillare nel cielo. -. Martino rimase pensoso e perplesso, grattandosi la testina bionda con la paffuta manina abbronzata, poi adagiò dolcemente la stella sulla riva del mare. - Non posso decidere per te stellina, e ti lascio libera, ma se deciderai di restare nei fondali marini, io mi tufferò ogni giorno per giocare con te -. E l'affidò alle onde.
 

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