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di
Adriano Bilardi e Attilio Maria Scarponi

Processo di trasformazione profonda (alla scoperta dei Nuclei profondi del Sé)
 Il processo di “Trasformazione profonda” (messo a punto da Connirae e Tamara Andreas), genera potenti stati di trasformazione della coscienza, definiti “Stati Profondi” o “Nuclei profondi del Sé”. Spesso si ritiene, erroneamente, che basti capire bene il problema, la sua origine, la sua storia, affinché il problema scompaia. Invece, l’esperienza comune c’insegna che purtroppo non basta una comprensione a livello cognitivo, logico, razionale del problema e della sua soluzione per ottenere il cambiamento. Attraverso il processo di Trasformazione profonda, ci si allea con la parte di se stessi che sostiene il comportamento o il pensiero o l’emozione problematici, lasciandoci guidare fino a raggiungere il luogo interiore della nostra psiche dove i problemi si riveleranno per quello che sono: semplici illusioni. Infatti, ogni essere vivente ha sempre dentro di sé, fino alla morte, le risorse necessarie per affrontare ogni situazione di fronte alla quale può trovarsi durante la vita. La filosofia del “pensiero positivo” invita a superare le limitazioni con la semplice forza della volontà, forzandoci a sentire ed agire in modo diverso, o, nelle tecniche “direttive”, ripetendoci all’infinito i “proponimenti” che dovrebbero trasformarci. In questo modo, però, ci rivolgiamo a noi stessi dall’esterno. Agiamo sul sintomo e non arriviamo al cuore del motore, dove il problema sorge e si sviluppa, manifestandosi nel sintomo. Il Processo di Trasformazione profonda, invece, agisce dall’interno e, attraverso una serie di semplici esercizi graduali, noi arriviamo a cambiare spontaneamente e rapidamente gli atteggiamenti, i sentimenti e le reazioni indesiderati, provando nello stesso tempo un senso crescente d’appagamento, e impariamo a sviluppare e mantenere un senso interiore di benessere e d’integrità. Ognuno di noi ha delle limitazioni personali che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a superare. Spesso, allora, ci allontaniamo dalle parti di noi stessi che non ci piacciono. Cerchiamo di allontanare i sentimenti che non vogliamo avere. Ci sforziamo di pensare “positivamente” e di scacciare i pensieri negativi. Tutto questo può anche funzionare per un po’, ma il prezzo da pagare è un forte e costante investimento d’energia psichica per tenere eretta la barriera che ci deve difendere da noi stessi, rigettando gli assalti che la nostra parte ignorata e rifiutata continua a sferrare nel tentativo di fare emergere le proprie istanze. Invece, la via per arrivare ad attingere l’energia dalla nostra sorgente interiore passa attraverso le nostre limitazioni. Il processo di Trasformazione profonda aiuta ad usare le limitazioni come modo per svelare e liberare un intimo senso di sé, attraverso un’esperienza che è un’intensa e piacevole immersione dentro di noi, fino al raggiungimento dei nuclei profondi del nostro sé. Non si tratta di imporre a se stessi un’ennesima serie di norme inderogabili secondo le quali la persona “illuminata” si comporta, o di imparare a pensare a noi stessi “positivamente”. Quello che succede è che si comincia a vivere sempre di più partendo dal proprio nucleo profondo, dal proprio centro naturale, scoprendo una saggezza ed una verità già esistenti in noi. Questo nucleo profondo del sé è un concetto ben conosciuto dalla psicologia, anche se spesso chiamato con altri nomi: essenza, pieno potenziale, auto-realizzazione, vero sé, anima, ecc. Possiamo affermare che stiamo agendo dal nostro sé profondo quando:
 - siamo consapevoli di chi siamo, della nostra identità;
 - proviamo un senso d’integrità, pace interiore, benessere, amore;
 - siamo pienamente centrati nel nostro corpo;
 - siamo pienamente consapevoli del nostro corpo e delle nostre emozioni;
 - sappiamo cosa vogliamo;
 - ci comportiamo in linea con i nostri valori;
 - agiamo nei nostri interessi rispettando gli altri;
 - abbiamo un senso positivo di noi stessi;
 - abbiamo una sensazione di libertà di scelta in merito a come ci sentiamo e a cosa facciamo.
 Il processo di trasformazione profonda aiuta a scoprire le proprie qualità interiori, che emergono da quelli che pensiamo essere i nostri peggiori difetti. La maggior parte dei comportamenti che avvengono inconsapevolmente è auspicabile e adeguata. Tuttavia, alcuni comportamenti sono autolesionistici o inutili. È importante rendersi conto che anche i comportamenti autolesionistici, che adesso non tolleriamo, avevano la loro utilità, quando li abbiamo imparati. All’inizio rappresentavano la migliore scelta che una parte di noi avesse per cercare di conseguire uno scopo utile. Sebbene ogni comportamento, sentimento o reazione al di fuori del nostro controllo conscio sia generato e sostenuto da una parte inconscia di noi, ciò non vuol dire che dobbiamo considerare letteralmente separate le parti di noi che si agitano all’interno. Tuttavia, è molto utile pensare a noi stessi in termini di parti perché questo ci aiuta a raggiungere nuove scelte. Riconoscere e lavorare con le parti ci permette di essere interi. Se, invece, cerchiamo di ignorare queste esperienze e di pensare positivamente o superare un comportamento, un pensiero o un sentimento indesiderato con la forza di volontà, entriamo in conflitto con noi stessi. Ogni nostro comportamento, sentimento o reazione ha un obiettivo positivo. Di solito, però, invece di cercare di scoprire l’obiettivo positivo di ogni parte, combattiamo le abitudini e le tendenze indesiderate. Molti approcci all’evoluzione personale e all’auto-aiuto incoraggiano ad usare l’autocontrollo e la forza di volontà per superare le debolezza personali e sconfiggere un supposto “nemico interno”. Ammesso di riuscirci, avremmo sconfitto una parte di noi. Con il Processo di Trasformazione profonda tutte le nostre parti vincono perché scopriamo gli scopi positivi più reconditi che le nostre parti perseguono ed in tal modo le trasformiamo in “alleati interni”. In questo modo, raggiungiamo una maggiore integrazione interiore fra i nostri pensieri, i sentimenti e le azioni. Essi diventano armonici e si sostengono e rinforzano l’un l’altro. Di solito consideriamo come un “problema” le parti inconsce di noi che controllano i comportamenti, i sentimenti e le reazioni indesiderati. Quando siamo critici con noi stessi, creiamo una cattiva relazione con le parti che sostengono i comportamenti che non ci piacciono, dando origine a disarmonia interna. Il primo passo per comunicare con le parti consiste nell’imparare ad apprezzarle per i risultati positivi che vogliono ottenere per noi. Succede la stessa cosa anche nei rapporti fra le persone. Quando troviamo un terreno comune con il nostro interlocutore, è più facile trattare con lui, considerarlo amico o alleato. Quasi sempre il primo obiettivo delle parti è qualcosa che esse vogliono dall’esterno: protezione, sicurezza, successo, rispetto, approvazione, amore, ecc. Investigando più approfonditamente, però, si scopre che tutte le parti ad un certo punto passano dalla richiesta di qualcosa di esterno all’esigenza di un “intimo stato di sensazione interiore”. La gente descrive questi “stati profondi” in molti modi. Uno “stato profondo” è il livello più interiore di ciò che le parti vogliono per noi. Solo che le nostre parti cercano di raggiungere questi stati profondi attraverso i nostri comportamenti, sentimenti e reazioni indesiderati. Ciò, beninteso, non è il frutto di una decisione consapevole, ma un apprendimento che si manifesta inconsciamente, di solito e più probabilmente, nell’infanzia. Nelle verbalizzazioni, le persone identificano lo “stato profondo” perseguito da una propria parte attraverso le più svariate definizioni. Le parole non sono altro che etichette per le esperienze, le quali sono uniche ed irripetibili per ciascuno di noi. Vi sono, tuttavia, alcuni criteri che ci consentono di sapere se abbiamo raggiunto uno ‘stato profondo’:
 - è sempre uno stato dell’essere che promana dall’interno, e non una dimensione del fare, dell’avere, del conoscere;
 - non dipende dagli altri o da cose al di fuori di noi;
 - è uno stato duraturo che può essere presente in qualsiasi momento, a prescindere dagli accadimenti della vita e dai nostri umori;
 - non è riflessivo;
 - non si tratta di un’emozione specifica;
 - quando viene sperimentato, la persona ha la netta sensazione di essersi imbattuta in qualcosa di molto intenso ed importante;
 - quando si raggiunge uno stato profondo, non si riesce ad andare oltre e si cominciano a descrivere le conseguenza dell’avere lo stato profondo;
 - avvengono nella persona evidenti cambiamenti fisici, come il rilassamento, cambiamenti del colorito della pelle, cambiamenti della respirazione, ecc.
 Anche se l’esperienza dello stato profondo è un’esperienza soggettiva, unica per ciascuna persona, ciò non di meno, si sono potute individuare cinque “etichette” sotto le quali possono essere compresi gli stati profondi che emergono dal processo di trasformazione profonda:
 - essere (presenza, flusso, benessere, totalità);
 - pace interiore (calma, tranquillità, sicurezza);
 - amore (incondizionato e neutrale);
 - star bene (senza giudicarsi, armonia, senso di valore);
 - unicità (integrazione, nirvana).
 Noi, normalmente, non abbiamo accesso diretto ed immediato a questi stati profondi e li sperimentiamo solo occasionalmente. Il processo di Trasformazione profonda ci dà l’esperienza diretta e immediata degli stati profondi. Il cammino comincia proprio dalla “bruttezza interiore”, dalle nostre qualità che meno ci piacciono: quei comportamenti, quei pensieri, quei sentimenti e quelle reazioni che consideriamo limitazioni o problemi. Attraverso il processo di Trasformazione profonda scopriamo che la consapevolezza dei nostri Nuclei profondi del Sé può trasformare la nostra esperienza quotidiana e la qualità della nostra vita.

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