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La farfalla stanca
di Ondablu, Stella, Zina

Una farfalla, mentre sorvolava la spiaggia, si accorse che faceva fatica a volare. Le ali erano diventate pesanti, tanto pesanti, che non riusciva più a tenerle aperte e, così, planò sulla sabbia, per lasciarsi morire. Ma ancora non era arrivata la sua e, infatti, lei non era pronta per il grande volo. Allora si abbandonò su un'alga poggiata sul bagnasciuga, per riposarsi e, cullata dalle piccole onde che andavano e venivano, si addormentò. All'inizio era un sonno agitato, poi, pian piano, il suo respirò si uniformò all'ondeggiare del mare. Le pareva di volare, cullata del ritmo del mare, come quando il vento sosteneva le sue ali nella danza dei fiori. Aprì gli occhi e si accorse che l'alga, che l'aveva accolta sulla spiaggia, ora galleggiava pigra, trasportata dalle onde - Sto per caso diventando un pesce-farfalla? - Fu la prima domanda che si fece quando si risvegliò dal piacevole torpore, - ma no, sono solo una farfallina stanca e triste, che per tornare a vivere ha bisogno di nuove emozioni! - Infatti era eccitante quell'ondeggiare ritmato: lei si muoveva pur non sbattendo le ali! Ad un tratto vide venirle incontro un...mostriciattolo! No, era un cavalluccio marino, che si meravigliò quanto lei dell'improvvisa apparizione: era la prima volta che due creature così diverse si incrociavano nell'oceano blu; fu un incontro fatale. Il cavalluccio la guardò meravigliato, non aveva mai visto un pesce così grazioso. - Cosa ci fai sull'alga, pigrona, vieni a nuotare un po' con me - La farfalla avrebbe desiderato provare a volare nell'acqua come facevano i pesci e i cavallucci marini, ma aveva troppa paura di essere parte di questo mare, di questo cielo, di questo vento. Non si sentiva più straniera in questo mondo. Qualcuno l'aveva presa tra le braccia, come una madre, le aveva dato un nome nuovo e una nuova forma. Tutto quello che era, tutto quello che aveva, tutto quello che sperava, tutto quello che amava era lì davanti ai suoi occhi. Era intenta ad osservare quello strano, sconosciuto essere che si rivolgeva a lei con affettuosa determinazione: lei era abituata agli aerei e nebulosi rapporti, profumati di fiori e di sole, e, con una punta di timida civetteria, gli rispose: - mi piacerebbe danzare con te fra le onde ma temo di sciupare le mie ali delicate.- Poi all’improvviso un onda si ruppe in un biancor di spuma e la farfalla, travolta dalla forza dell’acqua, sprofondò nel buio del suo mistero. L'unica cosa che riuscì a pensare fu: - non so nuotare, ma devo credere di saperlo fare, e questa determinazione la salvò: era una sensazione nuova ma inebriante, come se volasse in fondo all'oceano. Pensò: è uno dei miei sogni, ma no, era realtà, la piccola farfalla si librava negli abissi aggrappata al collo di quello stranissimo essere che aveva conosciuto poco prima, sì, il cavalluccio marino. Questi pensava: perché mi sento così emozionato? E' possibile che mi senta attratto da una piccola farfalla incapace di nuotare? Ma lei già volava negli abissi, quasi dimentica del piccolo essere a cui si era aggrappata in un momento di terrore. Non era pronta per l'amore, ora doveva scoprire il potere delle sue ali per volare dove nessuna farfalla aveva mai osato.
 

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