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La quercia si è abbattuta nel bosco
Era talmente antica che le linee della sua vita
erano state sbiadite dai secoli
Cerco affannosamente tra le foglie rinsecchite
I rami della Sua saggezza.
E venne la notte della luna nuova;
si alzò dal suo celestiale giaciglio,
si avviò nella notte buia
spogliandosi man mano delle sue vesti:
la tunica rossa d'amore,
il manto azzurro della gioia,
le babbucce verdi della speranza.
Indugiò, indecisa se tornare indietro
per riprendersi il berretto nero dell'odio,
scrollò le spalle,
e si avviò decisa verso una nuova alba,
avvolta solo
nel multicolore scialle della fantasia.
Amo il tuo dolore
composto e disperato
Amo la tua pacata saggezza
l’ironia e l’umorismo
che ogni tanto trapelano
filtrando il tuo estremo
sconforto
Amo la tua profonda
timida cultura
che emerge solo se
insistentemente richiesta
Amo i tuoi occhi
di anziano fanciullo
che mi inseguono furtivamente
e che mi chiedono
con innocenza: perché?
Gli occhi:
lo specchio dell'anima.
occhi tristi, occhi allegri,
occhi buoni, occhi cattivi,
occhi senza niente,
occhi vivi, smorti,
i tuoi occhi che riesco a leggere
anche se sono chiusi.
Ho voglia
di farmi cullare
da grandi braccia
che mi avvolgano sicure.
Ho voglia di teneri baci
che mi riportino alla dimenticata
infanzia.
Ho voglia di un caldo
grembo materno
dentro cui pigramente fluttuare
per poi rinascere.
Come un fiore
appassito
senza sbocciare,
come un pezzo di pane
conservato per i momenti di fame
e lasciato ammuffire,
come un regalo
destinato a qualcuno
e mai donato
come una vecchia bambina.
Dove sono i tuoi profondi
occhi di
carbone ardente?
Sono, ora,
fossa disperate
che mal si
celano
dietro un
fittissimo barlume
di ostentata
serenità.
Lasciatemi dormire,
vi prego, non mi svegliate
voglio far fluttuare la mia
essenza
nell’aere dell’immaginario
e vagare avvinta al collo
dell’unicorno;
tornerò, non temete,
ma per ora
lasciatemi dormire.
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